Quinò

Quinò
Caffè Letterario, Imola

Come è nato Quinò

Una mattina sono uscita di casa un po' di fretta e ho pensato di fare colazione in un vecchio bar imolese proprio "sotto l'orologio": ora il bar non si chiama più Giuli ma "Caffé Letterario Quinò".

La vita in provincia o si ama o si odia. A me diverte.

Una mattina della scorsa estate sono uscita di casa un po' di fretta e non ho potuto far colazione, e mi sono fermata al Giuli Bar, che adesso, dopo pochi mesi si chiama ma "Caffé Letterario Quinò.”

La disposizione degli arredi è rimasta la stessa: il bancone a destra, i tavoli più in fondo. I tavoli di legno son carini, anzi io li avrei messi identici anche sotto al portico anziché usarne di totalmente diversi.

Il nome Quinò, non so da cosa mi sia venuto in testa, Quino, senza l’accento sull’ultima lettera sarebbe l'autore delle strisce di Mafalda, che c'entri qualcosa? Boh.

Riguardo alla definizione di "caffé letterario" credo che essa faccia riferimento allo scaffale che figura in sala e alla possibilità di leggersi, oltre al classico quotidiano, un libro prelevato direttamente dalla libreria.

Il Caffè Quinò ospita mostre di foto, pittura and so, organizza eventi culturali, presentazione di libri e molto altro ancora, perché le grigie giornate invernali con le sere cupe e fredde o le piacevoli serate d’estate possano offrire un’occasione di piacevole ritrovo.

I nostri Cocktails

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Cocktails di Quinò

lunedì 14 febbraio 2011

Perché non impariamo a leggere col cervello e col cuore?


Mai come oggi siamo stati invasi da ogni genere d’informazioni che ci vogliono raggiungere ad ogni costo e con ogni possibile via, eppure vent’anni fa ci era stato promesso che l’uso di massa dei computer avrebbe salvato le foreste riducendo notevolmente l’abuso di carta, ma non è stato così.

Ognuno di noi riceve quotidianamente quintali di posta, bollette di luce, gas, telefono, di sette, otto pagine ciascuna, tutti i supermercati zonali ci mandano giornali di zeppi di offerte, dove in una tabella di due centimetri quadrati sta scritta un’intera storia, e poi le banche con lunghi e enigmatici estratti conto, e lettere di ogni genere, lettere a volontà nelle nostre cassette di posta.

Non trascuriamo poi il rispolvero della cara, vecchia lettera, oggi diventata  “mail”, la posta elettronica ( chi non la legge tutti i giorni e anche più volte al giorno?) dove dentro  finisce ogni sorta di notizia, c’è chi ti scrive per vendere  “on line” vestiti, scarpe, creme di bellezza, viagra, viaggi, biglietti da visita personalizzati, ci sono i furbi che ti chiedono  i codici della carta di credito, gli psicologi premurosi che ti inviano suggerimenti per vivere meglio.
Talvolta o più spesso compriamo anche riviste e giornali o li leggiamo al bar. E c’è anche qualcuno che compra qualche libro.

Travolti da questa informazione massiva riusciamo davvero a leggere? O spesso buttiamo un occhio qua e là cercando di capire al volo quello che pensiamo di dover capire?

Pedagogisti e psicologi moderni affermano che per imparare a leggere è necessaria una dote a priori: l’amore per la lettura che pare stia scritto nei cromosomi. Ecco perché solo alcune persone leggono libri come mangiare il pane, aprono una lettera e buttando a malapena un occhio sanno già cosa c’è scritto. E non sbagliano, non fraintendono mai.

Però lettere, bollette e giornali arrivano, ahimè, anche a chi non ama leggere e anche costoro devono comprendere i contenuti di ciò che leggono senza prendere lucciole per lanterne.
Se fino a qualche tempo fa leggere era più facile per tutti perché la corrispondenza era meno, era più lenta e anche impaginata con maggiore chiarezza, oggi comprendere ciò che si legge non è semplice  proprio per la quantità e la complessità dell’informazione.

Non possiamo leggere proprio tutto.
I criteri secondo cui scegliere i documenti da leggere e quelli da scartare sono abbastanza ovvi, non ci è permesso di ignorare fatture, lettere raccomandate, contratti, dobbiamo leggerli e leggerli attentamente. Non basta leggere una riga qua e là tentando di capire.
Tutto il resto possiamo liberamente decidere se leggerlo o cestinarlo.
Per avere la certezza di non aver trascurato parti del documento che ci apprestiamo a leggere, per capirne i contenuti e non fare brutte figure è bene seguire alcune regole.
Tutto ciò che dobbiamo o vogliamo leggere leggiamolo con cura, attentamente.
Leggiamo un paragrafo e riflettiamo un attimo sul suo contenuto prima di procedere, magari rileggiamo un’altra volta, non perché siamo dementi, ma per avere la certezza di avere capito tutto il succo del discorso . (esempio pratico del concetto spirituale “essere qui e ora”o “essere nel presente”)
Mentre leggiamo evitiamo di esprimere, anche sfuggevolmente, anche per un attimo, il nostro giudizio personale. (ci distoglierebbe dall’ “essere qui e ora”)
Terminata la lettura dell’intero documento proviamo a fare una sintesi del tutto, una specie di riassunto di quello che abbiamo capito escludendo ancora il giudizio personale e tornando eventualmente a verificare quello che non ci è chiaro. (è questo il momento yogico della comprensione più ampia  in cui i concetti si mostrano una visione d’insieme più chiara e completa)

Adottando queste semplici regole diventeremo bravi a estrapolare dalle righe i nostri cosidetti “profili” presso i gestori di utenze, a valutare i consumi sulle bollette, a capire come va lavata l’ultima maglia comprata, gli ingredienti e le calorie dei biscotti della colazione, cosa intendeva comunicare il post  dell’amico su Facebook, o l’articolo che abbiamo letto sul quotidiano.


Ogni scritto che ci passa tra le mani, libro, giornale, ricevuta di pagamento è parola (in principio era il Verbo, e il Verbo era con Dio, e il Verbo era Dio) e la parola, anche quando scritta è un’ energia, l’energia del pensiero che l’ha generata con l’intento di raggiungere una creazione (incassare denaro, divulgare informazioni o idee, dichiarare eventi, raccontare storie reali o fantastiche, piacere personale).
Solo escludendo ogni errore di interpretazione ( i fischi non sono fiaschi) e ogni attitudine affettiva e personale (simpatia, antipatia) nonché i giudizi morali possiamo risvegliare in noi l’empatia cioè la capacità di comprendere e accettare senza condizioni le parole e gli stati d'animo esattamente come ci arrivano dal nostro interlocutore.
L’ empatia è la sola  condizione  che allinea la comprensione della mente a quella del cuore e ci aiuta a capire il significato di tutta l’informazione.

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