Quinò

Quinò
Caffè Letterario, Imola

Come è nato Quinò

Una mattina sono uscita di casa un po' di fretta e ho pensato di fare colazione in un vecchio bar imolese proprio "sotto l'orologio": ora il bar non si chiama più Giuli ma "Caffé Letterario Quinò".

La vita in provincia o si ama o si odia. A me diverte.

Una mattina della scorsa estate sono uscita di casa un po' di fretta e non ho potuto far colazione, e mi sono fermata al Giuli Bar, che adesso, dopo pochi mesi si chiama ma "Caffé Letterario Quinò.”

La disposizione degli arredi è rimasta la stessa: il bancone a destra, i tavoli più in fondo. I tavoli di legno son carini, anzi io li avrei messi identici anche sotto al portico anziché usarne di totalmente diversi.

Il nome Quinò, non so da cosa mi sia venuto in testa, Quino, senza l’accento sull’ultima lettera sarebbe l'autore delle strisce di Mafalda, che c'entri qualcosa? Boh.

Riguardo alla definizione di "caffé letterario" credo che essa faccia riferimento allo scaffale che figura in sala e alla possibilità di leggersi, oltre al classico quotidiano, un libro prelevato direttamente dalla libreria.

Il Caffè Quinò ospita mostre di foto, pittura and so, organizza eventi culturali, presentazione di libri e molto altro ancora, perché le grigie giornate invernali con le sere cupe e fredde o le piacevoli serate d’estate possano offrire un’occasione di piacevole ritrovo.

I nostri Cocktails

I nostri Cocktails
Cocktails di Quinò

giovedì 9 dicembre 2010

Incontro con Alessandro Bastasi

Sabato 11 dicembre ore 17,00



IL MIO SECONDO ROMANZO

Il mio secondo romanzo s'intitola La gabbia criminale, disponibile in libreria da metà ottobre 2010. Editore: Eclissi Editrice. Per saperne di più clicca qui: La gabbia criminale.
Alla libreria Mondadori Duomo (Milano) sono disponibili copie "firmate dall'autore".

La gabbia criminale è un noir molto sui generis. C’è un delitto, anzi un duplice delitto, c’è un colpevole già processato e condannato nel 1954. Ma quando Alberto Sartini, un uomo di sessantaquattro anni in pensione torna nella casa di Treviso in cui ha vissuto i suoi primi nove anni di vita, i personaggi di quella lontana vicenda cominciano a penetrare nella sua mente, chiedendo a lui di risolvere definitivamente il giallo di tanti anni prima. I piani temporali quindi si sovrappongono e si confondono, così come lo scenario sociale del nordest prevalentemente povero e agricolo di quegli anni con quello attuale del famoso miracolo. Alberto ritrova le sue radici, un vecchio amico, la madre e la sorella, e soprattutto incontra Valentina, la figlia di quel Carlo Bettini finito in carcere innocente 55 anni fa, e sua madre, l’esuberante Eva, moglie di Carlo. Assieme a loro, faticosamente, ripercorre quell’epoca dominata dall’ipocrisia, da regolamenti di conti personali, dal bisogno indotto di ostentazione e di finto decoro.
Molti sono i personaggi che agiscono in questo romanzo, personaggi di ieri e di oggi, da Borghetto il fascista all’infame Dotto, da Caterina la matta alla misteriosa Maria la Longa, cui fanno da contorno le donne e gli uomini del borgo, i bambini compagni di giochi e di scuola di Alberto, il maestro Ferrara e tanti altri, in una girandola corale tesa a comporre il mosaico di un contesto sociale appartenente a tempi non così lontani come potrebbe sembrare. Il vero protagonista del romanzo è però il familismo amorale che caratterizza, ieri come oggi, una certa compagine sociale, per il quale non esistono valori come la solidarietà e il bene comune, ma solo la difesa a oltranza del proprio particulare.


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